Personaggi di fine ‘800 sull’isola d’Ischia

ll disastroso terremoto di Casamicciola del 1883 chiuse un’epoca felice per l’isola d’Ischia. La bellezza del posto, la semplicità della gente e, soprattutto, le acque termali, considerate le migliori al mondo per la cura di molti malanni, avevano attirato sull’isola molti turisti da tutto il mondo e, tra essi, molti artisti più o meno noti.

Arnold Blockin “Villa sul mare” (1878)

Il disastroso terremoto di Casamicciola del 1883 chiuse un’epoca felice per l’isola d’Ischia. La bellezza del posto, la semplicità della gente e, soprattutto, le acque termali, considerate le migliori al mondo per la cura di molti malanni, avevano attirato sull’isola molti turisti da tutto il mondo e, tra essi, molti artisti più o meno noti. Arnold Bocklin venne in compagnia d’un altro pittore, Hans von Marées, nell’agosto del 1879, sollecitato dalla figlia Clara e dal genero, lo scultore Peter Bruckmann. Essi l’accolsero a Villa Drago, una locanda la cui struttura è ancor oggi esistente in Ischia Ponte e che già in passato aveva ospitato illustri personaggi.

Così ricorda l’artista le sue giornate ad Ischia: «A stento ti potrei dire come trascorro tutto il giorno, come, cioè, ammazzo il tempo. Alle cinque mi alzo e col sole vado allo stabilimento termale dove già aspettano una ventina di persone, quasi tutte vecchie, con grucce e che parlano una lingua che non capisco. Prendo un caffé nero e aspetto circa un’ora prima di fare il bagno. Nella vasca, che per me è troppo piccola, mi annoio maledettamente e guardo continuamente l’orologio appeso alla parete per vedere se è passata la mezz’ora: cinque minuti nella vasca mi risultano più lunghi di un’ora fuori. Alle sette, o anche più tardi, questa noia finalmente finisce e vado prima a fare colazione in un bar vicino con caffé nero senza latte (uno così cattivo non si trova da nessuna parte) ed un panino raffermo e poi alla spiaggia, ove mi siedo all’ombra di uno scoglio, guardo il mare e le navi passare e penso a mille cose.

Verso le undici comincia a fare troppo caldo. Allora me ne ritorno a casa per guardare di nuovo il mare o scrivere una lettera, come in questo momento. Alle dodici arriva il signor Schmidt e, presto, anche Gaetano col pranzo: un pezzo di carne fredda, frutta, pane e vino, che, per fortuna, quest’anno è eccellente». Arnold Böcklin ad Ischia non dipinse, ma prese appunti che, a Firenze ed in Svizzera, avrebbe poi utilizzato per alcune sue opere fondamentali quali “L’isola dei morti”, “La famiglia dei Tritoni” e, forse, “Odisseo e Calipso”

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Dipinto di Arnold BlockinL’isola dei morti” (1883)

Anche la scena funebre è verosimilmente ispirata all’antica usanza ischitana di trasportare i defunti, col prete ed il becchino, dalla chiesa, che anticamente affacciava sul mare, al cimitero su di una barca a remi. “La famiglia dei Tritoni” fu ispirato a Böcklin dall’incontro con la famiglia Dohrn. Infatti Anton Dohrn, eminente scienziato, fondatore dell’ Acquario di Napoli nonché della sezione distaccata dello stesso ad Ischia, amava prendere il bagno marino alla spiaggia di Villa dei Bagni, nei pressi di Porto d’Ischia, in compagnia delle figlie. Molto probabilmente, fu in tale contesto, che ispirò a Böcklin, con la sua prestanza fisica e la folta

Anche la scena funebre è verosimilmente ispirata all’antica usanza ischitana di trasportare i defunti, col prete ed il becchino, dalla chiesa, che anticamente affacciava sul mare, al cimitero su di una barca a remi. “La famiglia dei Tritoni” fu ispirato a Böcklin dall’incontro con la famiglia Dohrn. Infatti Anton Dohrn, eminente scienziato, fondatore dell’ Acquario di Napoli nonché della sezione distaccata dello stesso ad Ischia, amava prendere il bagno marino alla spiaggia di Villa dei Bagni, nei pressi di Porto d’Ischia, in compagnia delle figlie. Molto probabilmente, fu in tale contesto, che ispirò a Böcklin, con la sua prestanza fisica e la folta barba, la scena del quadro.

Così ricorda lo studioso Paul Buchner, nel suo libro “Gast auf Ischia”, uno dei quadri del pittore svizzero: «Così questo famoso quadro rappresenta una delle rocce della colata dell’Arso rotolate fino al mare, testimonianza dell’eruzione di Fiaiano del 1301 circa, su cui il barbuto Anton Dohrn solleva alto in aria il figlio Boguslav di cinque anni e, vicino a lui, come una Nereide, sta, languidamente, Susa, una graziosa cugina della moglie. Anche il non meno famoso quadro “Toteninsel”, di cui esiste una serie di varianti, deve ad Ischia la sua origine. Sebbene si sia spesso voluta notare una rassomiglianza con l’isoletta di Pontikonissi, vicino a Corfù, è certo che Böcklin non vi si recò mai. Inoltre, ad un compagno di allora, Carlo, un figlio di Anton Dohrn, raccontò delle rassicurazioni paterne relative al Castello Aragonese quale fonte ispirativa del quadro di Böcklin. Nessuno degli storici d’arte che si sono occupati di questo interrogativo si è mai chiesto perchè Böcklin ebbe la stravagante idea di rappresentare sul quadro una barca che porta una cassa da morto sulla scogliera. Tutti loro ignoravano che sull’isola maggiore di fronte al Castello, si trova un cimitero, costruito nel 1836, in occasione d’un’epidemia di colera, che s’arrampica in terrazze dalla riva rocciosa e dove i morti erano portati per mare. Non vi può essere alcun dubbio sul fatto che Böcklin abbia visitato, durante le sue passeggiate ischitane, questo luogo in cui oggi non c’è più nemmeno una croce, inserendolo, fantasticamente, nel mezzo della rupe scoscesa del Castello Aragonese».

Casamicciola stazione termale più importante nell’800

Il pittore Böcklin, dopo essere entrato in stretta amicizia con Dohrn, avrebbe voluto ritrarlo con moglie e figli a ricordo di quel bel periodo, ma l’improvvisa notizia d’una grave malattia del padre lo costrinse a partire immediatamente senza poter realizzare tale proposito. E’ significativo però che poche settimane dopo Böcklin dipinse a Firenze “Toteninsel” e “Tritonen familien”.

Un po’ da tutta Europa, ma soprattutto da Francia e Germania, vi convenivano forestieri per praticare le cure. La qualità delle acque minerali e l’alto livello delle strutture ricettive permisero alla piccola cittadina di divenire un luogo di villeggiatura signorile con una fiorente economia turistica ed una stimolante vita socio-culturale. Tra l’altro giova ricordare il soggiorno casamicciolese di Ibsen, così come che il famoso drammaturgo svedese scrisse ad Ischia gran parte di “Peer Gint”, il suo capolavoro. Questo periodo aureo, però, fu repentinamente e tragicamente interrotto dal violentissimo terremoto del 1883 che ridusse Casamicciola ad una landa desolata.
Tutta Ischia subì un enorme crollo economico e, conseguentemente, anche socio-culturale, stentando a riprendersi da un periodo di completo oscurantismo che durò fino agli anni ’20 del secolo seguente. *

* Informazioni tratte dallo scritto di Massimo Ielasi, pubblicato su “la Rassegna d’Ischia”