Il Medico Condotto

Una figura eroica e romantica

ll medico condotto è senza dubbio rimasto nella memoria come figura eroica e romantica fino alla metà degli anni ’70. Era la figura di riferimento di tutti coloro che erano rimasti fuori da ogni forma di previdenza sociale ai quali non restava che affidarsi all’assistenza caritatevole privata o fornita dal Comune.

La figura del medico condotto nasce già nel Medioevo, per poi diffondersi in maniera capillare nell’Italia del Risorgimento; ma è con l’unità d’Italia, dal 1861, che viene istituzionalizzata nel mondo della sanità. Il medico condotto viene infatti assunto e stipendiato dall’amministrazione comunale per curare gratuitamente la popolazione povera.

Il R.D. del 30 dicembre 1923 prevedeva la Condotta residenziale, nella quale era assicurata la presenza di un medico che doveva curare i poveri gratuitamente. Uno speciale elenco dei poveri stabiliva quali erano gli abitanti del Comune che avevano diritto all’assistenza sanitaria gratuita, mentre con gli abitanti il medico condotto stabiliva un compenso annuo a forfait.

Il medico condotto ha avuto da un lato il ruolo fondamentale di portare la medicina moderna anche nelle classi sociali più disagiate, e dall’altro quello di svolgere per la prima volta un’azione di istruzione sanitaria, soprattutto allo scopo di diffondere i principi dell’igiene.

Il suo lavoro per molti anni è stato una vera e propria missione ad alto valore sociale. ha rappresentato per intere generazioni l’artefice di ogni azione tesa a soccorrere un infortunato o una persona ammalata: limitato nel suo sapere, spesso si avvaleva del consulto con specialisti ma nell’urgenza era in grado di affrontare qualsiasi situazione, anche la più difficile.

Si trattava inoltre di un lavoro duro, sono per lo più medici “itineranti” che devono spostarsi per lunghe distanze, spesso a cavallo, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Condizione fisica e psicologica perfettamente dipinta da Franz Kafka in un suo racconto meno noto chiamato per l’appunto “Il medico condotto”. Si tratta di un racconto in cui traspare tutta la fragilità della professione medica, la difficoltà del conciliare i doveri con le proprie priorità personali, e la fatica di doversi far carico delle sofferenze altrui, custodendo al contempo una saggezza inaccessibile ai malati e alle loro famiglie. La figura è stata in seguito sostituita, nel 1978, dal medico di famiglia.

Era il medico che trovavi in ambulatorio fino a tarda sera o che girava da una parte all’altra del comune a passo svelto e in mano la borsa in pelle. In campagna girava col calesse, in città con la bicicletta. Poi con la lambretta o l’utilitaria. Soprattutto nei paesi era un’istituzione.Insieme al prete, al sindaco e al maresciallo dei carabinieri.

Nel suol lavoro faceva l’internista, il dentista, l’ostetrico. Era una figura romantica, amata e temuta, ma sempre dignitosa e rispettata.

Al suo arrivo, tutta la famiglia dopo aver preparato al meglio la casa, spesso povera, si raccoglieva silenziosamente in disparte . Terminata la visita, invitato a lavarsi le mani e ad asciugarle con il migliore telo da bagno, il Dottore era osservato con occhi pieni di speranza e di apprensione, mentre, dopo aver deposto la tazzina di caffè, amabilmente offerta, lentamente svitava il coperchio della penna stilografica, accingendosi a prescrivere chissà quale intruglio simil divino. Alla fine della visita, chi non aveva soldi e soprattutto i contadini, omaggiava il dottore con prodotti della terra che coltivava: uova, insalata, polli… e qualche volta con il pagamento di un onorario, che pur con sacrificio, era un doveroso e sentito atto di ringraziamento.